Recensione a "L'Età dell'Acciaio" edita dal "Corriere del Giorno", 23/12/2011
Mandese Editore pubblica "L'Età dell'Acciaio" a cura di Roberto Nistri, che aggiunge un altro tassello alla ricostruzione storica e storiografica della città di Taranto; il percorso è cominciato con "La città al Borgo" e "Taranto da una Guerra all'altra" è proseguito, nel recentissimo passato, con "Taranto dagli Ulivi agli altiforni".
L' “Età dell'Acciaio” analizza il decennio degli anni '70 e attraverso i contributi di: Antonio Basile, Vittorio De Marco, Carmelo Di Fonzo, Francesco Terzulli oltreché dello stesso curatore e coordinatore dell'opera, Roberto Nistri, l’opera fornisce uno strumento utile a chiunque voglia conoscere e approfondire i presupposti che hanno portato il nostro territorio nelle condizioni in cui versa negli ultimi decenni.
Le fonti storiche costituiscono un utile strumento per esercitare il libero arbitrio. Dieci anni cruciali per l'evoluzione auspicata e per il crollo che ha portato il territorio ionico a diventare la pecora nera europea per l'inquinamento, insalubrità dell'aria e degli alimenti.
Gli argomenti trattati propongono al lettore un'analisi attenta e multidisciplinare affinché ognuno possa esercitare attraverso il proprio giudizio critico, il diritto di scelta del proprio futuro.
Gli argomenti trattati affrontano trasversalmente gli avvenimenti cruciali nella città "siderurgica" nel decennio più drammatico ed entusiasmante: gli anni '70.
Nel 1972-73 si decide di raddoppiare il centro siderurgico, che. proprio in quegli anni “raggiunse dimensioni mastodontiche”. La città vive, per la prima volta dopo molto tempo, in un clima di apparente benessere.
La Chiesa: conflitti interni ed errori della classe politica e I dirigente; la vicenda urbanistica: dalla riqualificazione del centro storico al quartiere "ghetto"; le arti visive, figurative e la comunicazione: dai teatrini off alle radio Libere; le realtà scolastiche della città.
«Da casa della mamma si andava sul terrazzo e giorno per giorno si vedeva che buttavano giù queste masserie, radevano al suolo tutti questi alberi di ulivo, vigne… Tanto, dicevamo, è lontano. Chi pensava che ce lo portavano proprio sotto le finestre di casa nostra? Queste macchine così grandi noi era la prima volta che vedevamo questi camion così enormi, che passavano il primo piano. Quando passavano per la strada, passavano da sotto casa nostra, tremavano le palazzine. Le ruote erano una cosa spaventosa tanto che erano grandi. E facevano và e vieni, và e vieni fino a quando hanno distrutta tutta la campagna» (testimonianza di una anziana abitante del quartiere Tamburi, registrata dalla dott.ssa Antonella De Palma, in «Corriere del Giorno», 10 luglio 2010).
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