Quando ricordare la guerra non è vuota retorica
di Roberto Nistri
in: La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 23 ottobre 2015
La giornata di studi del 4 ottobre, promossa dalla benemerita
Associazione degli «Amici dei Musei», curata nei dettagli dalla presidente
Annapaola Petrone Albanese, ha supplito
egregiamente alla latitanza delle istituzioni municipali. Per una volta, la
città di Taranto ha onorato seriamente il sacrificio di tanti concittadini che
hanno consumatole loro vite in quel conflitto che non si è mai esaurito e che,
a tutt’oggi, ci rende ancora eredi e sudditi della pestilenza bellica, che
continua ad ingrassare e onorare i mercanti di cannoni e i produttori su larga
scala di sua maestà, il filo spinato.
Quel feticcio supremo della guerra
infinita, il simbolo par excellence della reclusione universale, che moltiplica
muri e trincee nella generale omologazione fra carcerati e carcerieri. La
memoria storica della sciagurata deflagrazione, causata da un sabotaggio, della
corazzata «Leonardo da Vinci» nel Mar Piccolo di Taranto nella notte del 2 agosto 1916 doveva comportare la morte di
227 membri dell’equipaggio e 21 ufficiali.
Senza le paccottiglie retoriche che
nel passato hanno ammorbato la locale memorialistica cittadina, relatori
esperti come l’ammiraglio Ermenegildo Ugazzi, Comandante Marina Sud, e gli
ammiragli Fabio Caffio e Fabio Ricciardelli della Fondazione Michelagnoli,
hanno presentato una ricostruzione accurata ma non pedante di quella tragica
vicenda. Questo in virtù anche di un affascinante documentario d’epoca: Morte e
resurrezione di una nave. Appassionante anche la relazione dell’architetto
Augusto Resta sulla pregevole operazione di restauro del busto di Leonardo da
Vinci, posizionato nella Villa Peripato a ricordo del tragico evento.
Nel
passato non sono mancate al riguardo le corbellerie toponomastiche. Sul finire
degli anni ’50, in una rassegna del Comune di Taranto, non mancavano topiche
gustose. Per esempio, a cercare informazioni sul perché di una «rampa Leonardo
da Vinci», si incappava in una strana minibiografia dell’illustre personaggio:
«Perfezionò le conche, iniziò lo sparo (sic!) dei mortai grandinifughi, costruì
molti canali lombardi, studiò il volo degli uccelli in relazione all’aviazione (?)
e fondò la dottrina (!) del moto ondoso».
Messo a posto l’ingegnere Leonardo, la
giornata di studi si concludeva con grande soddisfazione dei presenti per il
risanamento del busto rivolto a Mar Piccolo, pur rimanendo come sempre perplessi
di fronte alla enigmatica epigrafe posta a suo tempo dal magniloquente
Criscuolo: La codardia nemica distrusse
la nave il valore l’italico impero. Tre complementi oggetto distrutti dalla
codardia nemica.
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