domenica 3 aprile 2016

Era bello quando c'era Totò! Intervento di Piero Massafra sul Manifesto per Taranto

Italiani! Inquilini! Coinquilini!

Era bello quando c'era Totò!

di Piero Massafra

Intervento di Piero Massafra sul "Manifesto per Taranto" lanciato da Roberto Nistri su "La Gazzetta del Mezzogiorno"

A Roberto Nistri, e altri.

Scusate quanto segue, ma c'è il ... salvivico clic! Comunque, era bello quando c'era Totò!

Condivido tutto di quanto Roberto Nistri propone nelle sue 10 "tesi teologiche" e però credo non ci sia in questa ridicola città una cattedrale laica su cui affiggerle (Lutero fu fortunato ad avere intorno gente operativamente ... incazzata).
 

Devo citare, per dar forza e merito al suo intervento, un recente documento ovviamente ormai obliatissimo appena dopo tre anni, benché approvato e forse anche adottato dal supremo sinedrio cittadino. Trattasi del bel dossier stilato "costi a carico" da un aperto manipolo di cittadini che per far candidabile la citta a capitale europea della cultura... bla bla bla, mise insieme cose in cui le proposte di Nistri sono ampiamente rappresentate e che in altro pianeta avrebbero mobilitato le più consolidate sagome di cemento armato.

Ma si va avanti così. Le cose ormai precipitano, parlando con fermo ottimismo!
Fino a qualche tempo fa eravamo solo imbelli, poi si è passati all'invenzione pallonara e carnascialesca, ora è la fase di "Taranto, togli tu che tolgo io", tanto "e che mi chiamo Pasquale io...".
Allora, perché - mi rimproverava un amico - insudare sino alla tosse per la questione sovrintendenza? E perché (mi chiedo io) la "classe dirigente" continua a non chiedere ragione a quanti, consapevoli e informati, nulla hanno fatto perché cessino le diverse misteriose sparizioni di succulente porzioni di Taranto? Forse dilaga una inarrestabile infezione che rende tutto banale e secondario, tranne (ma solo momentaneamente) "madonna" ILVA , dai fumi all'euro conditi!


Ma torniamo al perché dell'insudare per la Sovrintendenza. Per quanto mi riguarda, lo faccio per la "storia", ma attenzione non c'entrano i soliti Greci, Romani e papuasici; sì, per la storia, l'ultima che m'è rimasta e credo poi sia l'unica storia palpabile e ammonitrice; lo faccio per loro, per i morti miei, indecorosamente sepolti dove giacciono.
Si tratta di un residuo, molto residuale, conato di amor civico indirizzato a "confortare", come dicevo, quei poveri baluba dei nostri antenati che (da fine '800) approdati forse da pochi giorni in riva dei due mari, sentirono di doversi "integrare", ma all'altezza. Qualcuno andava "strologando" che dove stavano erigendo le loro piccole case e i loro iniziali miseri opifici, un tempo era fiorita, solare e distesa, una grande-colossale città della grande storia. E nello squallore (la fotografia documenta senza pietà!) del nostro primo novecento sudista, vollero proteggere i discendenti e pensarono (pensa un po') che l'unico asse prestigioso, l'unico cardine non corroso, l'unico sistema per fare di Taranto una cosa decente e "internazionale" fosse da rintracciare nella memoria della classicità e, pur in una città di semiplebe, tra pecore vaganti, capre, capanne, straccioni, mendicanti e denutriti fantasmi residenti nel centro storico, ebbero il coraggio di volere un LICEO, un MUSEO e una SOVRINTENDENZA, convinti anche che l'idea di un'Italia davvero unita, potesse prevedere che il Sud, e persino Taranto città "cagionevole", fosse abilitata a meritare un istitiuto culturale di grande prestigio, anche internazionale.

Noi, ormai senza capre per strada, ma per questo non meno caproni, ufficialmente savi e colti come siamo, liquidiamo per manco di denaro l'università. I nostri eletti poi (quasi tutti) non si degnano, non dico di impedire, ma almeno di informare i propri sudditi - "votatori" delle future programmate sparizioni di quanto nei secoli si è costruito. Penseranno forse non si tratti di pensate e amate costruzioni, ma di cumuli e cataste di chiacchiere e scartoffie di un inutile passato.

Com'era bello quando era possibile almeno sbottare "adda venì Baffone", o citare Totò, sempre pronto a "buttarsi a sinistra", ma saggiamente "qualunquista".

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