domenica 4 ottobre 2015

Jonici Graffiti. 2. Tristi fontane


La fontana attuale, opera di Nicola Carrino
Roberto Nistri

Jonici  Graffiti



2. Tristi fontane

© Roberto Nistri 2015. Tutti i diritti sono riservati.

      “Mia povera fontana / col male che ài / finisci / vedrai / che uccidi me pure. Colf, clop, cloch, clocchete/chchch… E’ l’indimenticabile Fontana malata  di Palazzeschi. Una fontana tisica, tossicosa, ossessiva nel suo sofferente sgocciolare. Ormai scomparse le fontanelle del secolo scorso, rimane come brand cittadino la Fontana dei venti”: non grande opera d’arte,  comunque ben inserita nel suo ambiente e resistente, di fronte al malagire di diversi amministratori. Purtroppo in malo modo defunse una più bella fontana,  quella di Carlo V,  nella Piazza Grande della città vecchia. Possiamo ricordarla solo nelle descrizioni di Cataldantonio Carducci: Arme di Casa d’Austria, quattro putti armati di fiocine con delfini. Quattro tritoni che gettano acqua in una conca con quattro statue: Atlante,  Ercole, Diana e Giunone. Al di sotto una conca ancora più spaziosa, rabescata in bassorilievo di vari geroglifici.
       Non venne distrutta dalla tanto deprecata amministrazione borbonica, che anzi la conservò in buone condizioni, riservando addirittura il carcere ad alcuni appaltatori che volevano lucrare sull’appetitoso risanamento. La ditta D’Eredità si mostrò imbroglionesca: il capocantiere finiva carcerato e il garante dell’appalto, Francesco Antonio Marturano,  si rifugiava nel convento di S. Francesco,  per poi darsi alla latitanza. Insomma, la fontana continuò a vivere dignitosamente, fino a quando gli amministratori della nuova Taranto, diedero prova di ardimento anti austriaco, accanendosi contro la antica e bella fontana: la prima e non ultima empietà  del “risanamento distruttore” , dell’autolesionismo tarantino. Costo 12mila ducati, un terzo del bilancio comunale. A denti stretti vien voglia di dire: “Onore ai Borbone”.

Nessun commento:

Posta un commento