Crimini di pensiero
di Roberto NistriTesto edito in "Galaesus" Studi e ricerche del Liceo Archita di Taranto, n. XXXIX 2015/16, pp. 223-224
Il 26 gennaio 2016, in occasione della “Giornata della
Memoria”, organizzata dal Liceo “Archita”, abbiamo presenziato ad un impegnativo dibattito su una tematica ardua e scabrosa, concernente le responsabilità del filosofo tedesco
Heidegger, di fronte alla tragedia
del nazismo e della Shoà. L’iniziativa è stata molto partecipata, con
qualificati interventi letterari e musicali. Benedetto Croce giudicava
Heidegger indecente e servile, ma il filosofo Francesco Alfieri, scrupoloso esegeta del corpus heideggeriano, ha offerto ben altra interpretazione. Il
punto cruciale riguardava i cosiddetti “quaderni
neri”, di recente pubblicati per
esteso , che a detta di molti studiosi, chiariscono definitivamente la
fisionomia di un tedesco decisamente nazista e certamente antisemita: una
adesione profonda e non opportunistica al Fuhrer Prinzip?
Si è aperta una
seria discussione. Il
professore Alfieri ha messo in campo tutta la sua sapienza filologica per liberare
Heidegger da fraintendimenti più o meno maleintenzionati. Il dibattito si è
prolungato a lungo con giovani studenti che, in barba al disfattismo
governativo, sono ancora avidi di umanesimo e filosofia.
Come dirigente della “Associazione
Nazionale Partigiani”, lo scrivente esprime le sue perplessità nei riguardi di una fluviale difesa
d’ufficio del filosofo contestato, le cui responsabilità nel dopoguerra venivano riduttivamente
applicate alla figura del “simpatizzante”. Troppo poco per un grande accademico, convinto di essere lui
il vero Fuhrer. A lungo i colleghi avevano scherzato sul
suo “viaggio a Siracusa”, in
riferimento al viaggio di Platone, speranzoso di governare filosoficamente il Tiranno. Analoga speranza avrebbe coltivato
Gentile nei confronti di
Mussolini.
Certo è che Heidegger non ha mai manifestato dubbi: è rimasto
un acerrimo nemico della libertà e
della democrazia, un nazista convinto, con appesa al petto una decorazione con
la croce uncinata, un antisemita di qualità: gli ebrei si
sarebbero autodistrutti in quanto “vessilliferi
del paradigma calcolatorio!” Una
originale rievocazione del “complotto giudaico”.
Il filosofo si sarebbe anche preoccupato di cancellare dal
suo opus magnum la dedica al suo maestro
ebreo Husserl, non partecipando neanche
al suo funerale.
Crimini di pensiero
Nel corso della giornata, solo l’assessore Liviano ha
espresso poche ed acconce parole nei riguardi della Vittima Assente. Se nel pubblico fosse stato presente un
discendente di un lontano perseguitato travolto dal vortice infame, avrebbe avvertito la propria estraneità
in un tempo ormai senza memoria e senza testimoni. La filosofia più che mai
deve ancora misurarsi con lo sterminio.
Per quanto ci riguarda, negli anni Sessanta ci siamo fatti i
nostri quindici minuti di passioncella per il mago di Messkirch, con il suo “esserci”, il Dasein e l’’in der welt sein, lasciando
poi senza rimpianti la Selva Nera
per accasarci
nella più felice Rive
Gauche. Il partigiano Pietro Chiodi ci aveva presentato un
esistenzialista ateo, mentre il piccolo sciamano era legato ad una vecchia
teologia negativa, un neoplatonismo appetibile per uno spiritualismo cristiano
sempre in lotta contro la razionalizzazione scientifica e il “disincantamento
del mondo” (Weber). L’incantatore nemico della matematica, aveva
dichiarato: “ io sono un teologo cristiano!”. Coltivava un
pensiero misticheggiante, costellato di promesse abissali con il supporto di fantasie occultiste : un dinamico
pusher, spacciatore di principi
barbarici e di eccitazioni accademiche,
come la “risveglianza dell’Esserci tedesco alla sua grandezza”. Uno
scalpellare il nulla, moltiplicando le iperboli con linguaggio doppio, sentenzioso e allusivo. Una parrocchiale custodia del Graal , tutta
permeata dal Fuhrer
Prinzip , una zuppa d’orzo come quella
propinata da Frau Elfride, della quale il filosofo era ghiotto . Karl
Lovith, il correttore delle bozze
di Essere e tempo, doveva
diventare il suo critico più
implacabile: occorreva rompere l’incantesimo di una sterile imitazione da parte di una massa di
adepti sovraeccitati. Secondo
Thomas Bernard, il Guru è
stato capace di mettere nel sacco una intera generazione di studiosi, propinando una broda esoterica che ha annegato nel Kitsch la filosofia.
Aggiungiamo anche le scopiazzature dal libro dell’ultrarazzista
italiano Julius Evola, La rivolta contro il mondo
moderno. Decisiva l’opposizione dell’anti Heidegger: il filosofo ebreo Robert Nozick.
Chi oggi sarebbe disposto a seguire
i “Pastori dell’Essere” e
l’antropologia della “Radura”, misurandosi non con il nulla ma con il vuoto, con tutta la sua forza di
risucchio? Franco Volpi, lo studioso italiano che
più si è avvicinato a Heidegger, ha considerato ormai irricevibile il suo
lascito: sperimentazioni linguistiche che implodono in funambolismi e infine in
vaniloqui. Volpi ci esorta a rimetterci in cammino non su presunti “ Sentieri
dell’essere”, ma sul Sapere Aude dell’illuminismo radicale.
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