domenica 27 maggio 2018

Moro rapito e Taranto. Una testimonianza

Perché in via Caetani, fra Botteghe Oscure e Piazza del Gesù?

Per una banale svista topografica, che ha oscurato il luogo dove è stato trovato il cadavere. Via Caetani non aveva a che fare con quel sito ove si trovano due brevi strade, le vie Celsa e dell’Ara Coeli, che si addentra nel Ghetto ebraico. Di altro rilievo era Palazzo Caetani, che doveva far scattare il nome dell’illustre Maestro di origine russa, Igor Markevic, considerato con sospetto come il Misterioso “intermediario”.

Comunque qualcuno aveva capovolto con un colpo di coda una trattativa nella quale erano stati coinvolti i servizi segreti di mezzo mondo. Markevic aveva vissuto in un mondo di emigrati russi, apolidi, diplomatici e spie, massoni e banchieri nella Firenze occupata dai nazisti, partigiani, ma anche una Monaco della principessa Grace Kelly con i suoi strani intrighi. Igor veniva coccolato dall’artista Jean Cocteau che lo iniziava al suo ordine cavalleresco per la fondazione di un governo mondiale. Il dominus di Palazzo Caetani era riuscito a conciliare opposti interessi e fazioni anche sulla scena internazionale. Noi mangiamo pane e stelle, diceva.
Markevic non era un partigiano inquadrato militarmente, ma i suoi rapporti di contiguità con la Resistenza sono provati.
Il mondo di Igor era sempre effervescente. Un ginepraio inestricabile: perfino roberto Sandalo, il terrorista di Prima Linea, sospetto di essere un infiltrato dei servizi segreti. Rimaneva l’imbroglio del rapporto Moro-Caetani. Il Sismi indagava sull’appartamento, ma venivano fermati da ordini superiori. Entrava in scena il giornalista Pecorelli, ma veniva fatto fuori. La Renault era tenuta a Palazzo Caetani, secondo l’ordine dei Cavalieri di Malta.
La rivista satirica “Il Male”, rilancia su Palazzo Gaetani. La maga Ester profetizza che gli imputati del Processo 7 aprile vengono liberati in capo a 2 anni. Intanto la caccia al Grande Vecchio. Altrove abbiamo già ricordato le figure di Giorgio Conforto e della figlia, ospitante i brigatisti. Grande frequentazione della loggia del "Libero Pensiero Giordano Bruno”. Giuliana Conforto, l’avvocato Edoardo De Giovanni, e l’agente americano Peter Tompkins, Tutti studiosi dei Misteri Egizi.

Lo scrivente aveva già iniziato i suoi studi per un libro su Giordano Bruno, poi dato alle stampe. Fra i vari cacciatori di “Grandi vecchi”, spiccava la bella figura di Ambrogio Donini. Docente illuminato di Storia del Cristianesimo. Presso l’università di Bari. Diplomatico, entrato nel partito comunista dopo la promulgazione delle leggi eccezionali, si trasferiva negli Stati Uniti, insegnando ad Harvard. Rientrato in Italia, diventava membro del Consiglio mondiale della Pace. Nel 1973 veniva insignito dal Soviet sapremo fell’URSS. Era naturalmente un “uomo di ferro”, come si diceva un tempo. Era un generoso gentiluomo che promuoveva gli studi degli allievi più indigenti. Con il suo assistente, Antonio Moscato, che ricordo con affetto, sempre presente a Taranto con la prima organizzazione Autonoma per l’unità operaia.
Donini era certamente uno stalinista della vecchia guardia, detto anche “kabulista. Un trozkista e uno stalinista che la voravano con grande rispetto reciproco. Certamente era legato a uomini come Rodano e Secchia, morto per avvelenamento nel 1973. Fiero avversario di Togliatti, frequentava giovani extraparlamentari ma, a differenza di Secchia, che era sempre in attesa dell’ora x. Non è un caso che giovani compagni secchiani si ritrovassero come attivi gappisti in Toscana, come ai vecchi tempi del concertista Igor e dei gap fiorentini. L’inquietante codi Gradoli derivava addirittura dai Rosacroce. Si parlava anche di Prodi, della Fabian Society e della Round Table.
Già Pecorelli aveva annusato ombre di Gladio. A palazzo Caetani c’era una stanza segreta che che avrebbe dovuto accogliere Moro, ormai instradato verso la salvezza. E invece Moro fu fatto entrare non nell’auro dei Cavalieri di Malta, ma nel bagaglio di una Renault rossa. Una voce era uscita dal coro.

Giunti a questo punto chiudiamo lo schematico riassunto e rinviamo a eccellenti pubblicazioni: Giovanni Fasanella e Giuseppe Rocca con Giovanni Pellegrino, Segreto di Stato. La verità da gladio al caso Moro. Il misterioso intermediario. Igor Markevic e il caso Moro.