martedì 19 maggio 2015

Biblioteca meridionale: Claudio Fava, L'Italia dimenticata dagli italiani


CLAUDIO FAVA, L’Italia dimenticata dagli italiani, Milano 1995.

(Un viaggio nel sud d’Europa, in “Taranto Città futura”, “LiberEta”, agosto 1995)

Recensione di Roberto Nistri
Pubblicazione integrale in “Galaesus”, n. 19.

Claudio Fava, figlio di Giuseppe Fava, vittima della mafia, conferma un limpido impegno civile senza committenza politica, senza appartenenza di botteghe e complicità di cordata. L’unica appartenenza, dichiarata e irrinunciabile, è ad una terra, a una storia, a una memoria: a un sud che non è quello lagnoso e vittimista, cinico e rapace, ma è quello che ha il volto fiero e malinconico di Gian Maria Volontè nelle sue interpretazioni dei personaggi di Sciascia. Da giornalista di razza, Fava percorre e ripercorre le strade di questo sud, continuamente scrivendo e riscrivendo le carte dei bisogni e delle speranze, dei vecchi e dei nuovi poteri, la topografia dei contropoteri, della resistenza alla sopraffazione e al degrado. Una voce che rompe il silenzio del sud, un sud che è stato zittito, colpevolizzato da una sorta di rivoluzione passiva che lo indica come il “piombo” nelle ali dello svilippo… Se vogliamo liberarci da questa sorta di ipnosi, non dobbiamo cedere alla tentazione del cupio dissolvi, dello spirito apocalittico, del pathos della rovina, dell’estetica del relitto. Dobbiamo resistere al canto delle sirene dei malintenzionati adulatori, dei colonialistici “valorizzatori”,  con i loro stipendiati trombettieri. Il vero amico del Sud non può essere uno specialista della dimenticanza, uno stiratore di panni sporchi o un fabbricatore di scacciapensieri. Deve essere un uomo-contro, che riesce a serbare la memoria del dolore, che è capace di criticare amando… 

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